olga neuwirth
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Interview
„Il Piccolo“, Trieste, 19.03.03

Katja Kralj:
Perchè una giovane e affermata compositrice viene a Trieste?

Olga Neuwirth:
Conosco Trieste fin da bambina, poiché ci venivo con i miei genitori che avevano qui degli amici, perciò ho dei ricordi d'infanzia, ma la voglia di tornarci è legata soprattutto alla letteratura, è come un viaggio nella storia della letteratura stare nella città dove hanno vissuto e scritto Svevo, Saba e Joyce; amo rileggerli e cerco di capire perchè questi scrittori decisero di lavorare qui. Il motivo per cui sono qui, ormai dallo scorso novembre, è che avevo bisogno di un posto dove poter lavorare tranquillamente: ho ricevuto una commissione da Graz, quest'anno capitale della cultura. Avevo un termine da rispettare per la consegna, mi sentivo sotto pressione e cercavo un posto silenzioso, dove nessuno venisse a disturbarmi.

KK La sua ultima composizione è strettamente legata al cinema, che ha avuto un ruolo molto importante nella sua carriera musicale: anche la sua tesi di laurea verteva sul film di Resnais "L'amour à la mort". Quale è il suo rapporto con un genere che molti definiscono Gebrauchmusik o musique d'ameublement?

ON Avevo un grande desiderio di diventare regista cinematografica: ad un certo punto però devi scegliere il linguaggio più adatto a te. Io non sono un grande parlatore, mentre il compositore vive di segni e codici. L'amore per il cinema è però rimasto vivo e per me la musica non ha una funzione servile alle immagini. La mia esperienza mi ha insegnato che è molto difficile conciliare le due arti: entrambe sono indipendenti ed hanno una forza propria, mentre ci vorrebbe una gerarchia. Ma è stato un processo di pensiero molto utile al mio pensiero musicale. Penso a ciò che Hanns Eisler scrisse sulla musica da film e questo è il mio punto di partenza. La mia ultima opera nasce dalla fascinazione per la complessità dei film di David Lynch. Avevo pensato di lavorare sulla sceneggiatura di un capolavoro come "Lost Highway". Ho preso il coraggio a due mani, ho scritto direttamente a Lynch e lui non solamente mi ha risposto subito ma mi ha addirittura concesso i diritti di questa opera! Con Elfriede Jelinek abbiamo scritto il libretto, poi ho cercato di trovare un mio stile personale dato che i film di Lynch sono caratterizzati da particolari colonne sonore. Ecco dove stava la difficoltà della sfida e spero di averla risolta. Inoltre il film tratta l'argomento del masochismo, che mi interessa molto perchè il masochismo è una serie di sostituzioni del desiderio e delle sue fantasmagorie.

KK Oltre al cinema, nella sua musica è molto presente anche la letteratura e Elfriede Jelinek è un nome ricorrente: si tratta di una scrittrice senza dubbio "impegnata". Anche Olga Neuwirth si considera un'artista impegnata sulla scia di importanti maestri come Luigi Nono e Pierre Boulez che hanno in qualche modo indirizzato il suo lavoro?

ON Non parlerei di indirizzamento. Devi sentirlo in te stessa, prima di tutto, poi cominci a cercare le persone che hanno già trovato un modo di pensare; ho sempre cercato persone che vanno verso un limite, come Edgard Varèse, che vogliono oltrepassare una barriera, che non seguono le regole. Si finisce per essere coinvolti nel connubio fra arte e politica, se vuoi essere una persona appartenente al mondo d'oggi. Non ho mai desiderato rinchiudermi nel mio laboratorio, non mi interessa, pertanto ho sempre cercato persone che legavano la propria arte alla realtà. Ecco perchè gli incontri con Jelinek, con Nono, con Valie Export, con Lynch.

KK La sua musica non vuole essere consolatoria, cerca di dare un'immagine della realtà che non ci invoglia certo all'ottimismo: quale contributo può dare un compositore per cambiare le cose, cosa può fare per cambiare la realtà per migliorare il mondo?

ON Potrei dire con Schönberg "oh parola, oh parola che mi manchi" è difficile dire qualcosa di preciso con la musica, è un'arte fatta di codici. L'arte non può cambiare niente solo rendere consapevoli e sognare lo sconosciuto. D'altra parte, Forse la musica può mostrare in qualche modo la possibilità di infrangere le regole, smuovere la pietrificazione dei cervelli; la gente che ascolta forse può capire cos'è che non va. O ci si "difende" col rumore, con l'asprezza della nostra quotidianità, o si sceglie il silenzio. Amo lavorare con entrambe le possibilità, è una specie di contraddizione che mi piace. A volte però ho bisogno di parole per farmi capire meglio.

KK Goethe , un autore che lei ha incluso nelle sue musiche, affermò che "contro la stupidità anche gli Dei lottano invano": come può farlo la musica?

ON Il fatto è che purtroppo molta musica produce stupidità. Eisler avrebbe detto che la musica fa parte della società e può anche contribuire al suo miglioramento, ma l'odierna musica da supermarket è fatta apposta per instupidire la gente. Questo mi rattrista molto, poiché la musica ha un grande potere di manipolazione; molte dittature l'hanno usata in questo senso. La musica che scrivo inizia senza una vera e propria armonia e l'ascoltatore deve tendere la sua attenzione. È la mia lotta contro la banalità.

KK Forse dovremmo tornare ai suoi primi passi nel mondo della musica: a sette anni ha deciso di studiare la tromba, uno strumento che non rientra normalmente nei sogni di una bambina: era già un desiderio di far sentire la propria voce alta e forte?

ON (Risata)..sì, credo fossero le trombe di Gerico che volevo far risuonare, per abbattere le mura, fin da bambina. Mi sentivo ai margini della società, ero una bambina piena di rabbia che voleva puntare il dito su ciò che riteneva sbagliato, e questa è rimasta una costante della mia vita. A causa di un incidente ho dovuto smettere di suonare la tromba e cercare un altro modo per esprimermi

KK E quando ha scoperto di poter comporre? Questo è un mestiere ancora prevalentemente maschile come quello del direttore d'orchestra. Ha avuto difficoltà?

ON Beh, il mondo della musica è ancora maschilista, molto ancorato alla tradizione, abbastanza immobile e pietrificato. E' un pò come il rito del Parsifal, in cui la cerimonia deve conservarsi immutata e non sopporta alcuna intrusione. Una donna è un elemento perturbatore, che v'introduce un inquieto malessere; è difficile, è sempre una dura lotta e hai bisogno di nervi saldi e di forti convinzioni sul tuo lavoro. Credo che questo sistema maschile non cambierà. Direi che vige una tolleranza repressiva e, in ogni caso, la musica contemporanea si trova comunque ai margini della società: comporre oggi significa avere un "difetto di programmazione" nel tuo cervello.

KK Nonostante ciò lei è una compositrice di successo, ha ricevuto numerosi premi, assistito a tantissime esecuzioni dei suoi lavori, molte incisioni discografiche anche se in Italia la sua musica viene eseguita molto raramente. Premiata al 39. Concorso "Città di Trieste" nel 1993, nel 1999 assiste all'esecuzione a Venezia di un lavoro a 5 mani cui partecipava anche il compositore triestino Fabio Nieder, altro esule eccellente. Si è mai chiesta il perché di questa assenza e come vede la situazione della musica contemporanea in Italia? Forse il suo soggiorno a Trieste è anche un tentativo di riallacciare i contatti?

ON Ho l'impressione che oggi in Italia la massima attenzione e considerazione vadano all'economia, al commercio, agli affari, alla televisione... come non ci fosse alcun bisogno di offrire cultura alle masse...certo, così è più facile manipolarle. Si sente sempre dire che non ci sono soldi per la musica contemporanea e che non c'è un pubblico. Ma non credo sia vero: ho avuto un editore italiano, ho vissuto a Venezia, e se l'avessi voluto sarei entrata fin d'allora nel business musicale italiano. Ma non è per questo che scelgo certi luoghi, ci vado perché li considero importanti per la mia vita. Quanto a Trieste, trovo che la musica contemporanea vi sia completamente emarginata con l'eccezione di "Trieste Prima": Giampaolo Coral e Adriano Martinolli fanno quel che possono, ma lavorano comunque ai margini del sistema. Oggi molto dipende dalla pubblicità e se non si curano le pubbliche relazioni, qualsiasi manifestazione ha poche probabilità di successo. Anche negli USA , dove ho vissuto a lungo, lo spazio riservato alla musica d'oggi è molto ristretto: la gente va innanzitutto accontentata. Questo l'indirizzo prevalente della poltica culturale e il quadro sta progressivamente peggiorando. Sarà una previsione pessimistica, ma di questo passo fra trent'anni la cosidetta musica colta potrebbe sparire¯

KK Tornando a Trieste, cosa significa scegliere un posto dove poter seguire la propria "ispirazione", se è il caso di usare questo termine?

ON Non credo all'ispirazione: comporre è un duro lavoro, quotidiano, è una questione di concentrazione, non d'ispirazione. Quando devi scrivere un pezzo lungo, che dura oltre novanta minuti, il problema principale è quello di non perdere il filo, di non interrompere il flusso. Così, a Trieste ho trovato la situazione ideale che non mi offrisse troppe distrazioni.

KK Questa non è una buona pubblicità per Trieste.

ON Trieste è una città piena di contraddizioni: è in una lotta continua fra il proprio passato e il presente e non sa cosa vuole; credo che la città potrebbe sviluppare le proprie potenzialità se solo riuscisse a sbarazzarsi del complesso d'inferiorità che l'opprime. Dovrebbe sfruttare l'opportunità di trovarsi al confine con il mondo slavo, trovare nuove aperture e smettere di piangersi addosso, senza dimenticare la propria storia, approfittando dello spazio che le si spalanca davanti. Il mare significa una grande apertura, prendere il largo, dunque, e dimenticare i risentimenti. Qui ho trovato ciò che Saba definisce "il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva".

KK Anche il suo Paese, l'Austria, è pieno di contraddizioni: da una parte, aperto alla musica contemporanea con manifestazioni come Wien Modern, l'Autunno Stiriano e non ultimo, il Festival di Salisburgo che le ha commissionato un lavoro per il 2006, dall'altra una certa Austria odiata da autori come Thomas Bernhard e Elfriede Jelinek. Qual'è il suo rapporto con il suo paese?

ON L'ho abbandonato spesso, non mi piacciono i paesi cattolici, sono ipocriti. Mi sono sempre sentita un'ospite, dappertutto, anche qui; questo mi da la possibilità di guardare alle cose da una certa distanza, dall'esterno puoi sezionarle meglio. Uno dei problemi dell'Austria è l'incapacità di ammettere le proprie colpe, e lo trovo insopportabile, e la convinzione è ben radicata nella testa della gente, in prevalenza xenofoba, un po' come a Trieste. Confrontarsi con culture diverse è una chance, non è una circostanza negativa, ma molti non vogliono capirlo. Perciò amo viaggiare, conoscere gente con un'ampia apertura mentale, disposta a spingersi verso i margini, ad affrontare l'ignoto¯mentre la paura e la rabbia producono intolleranza e risentimento.

KK Lei ha anche partecipato attivamente alle proteste nei confronti del governo austriaco.

ON Sì, l'ho fatto due volte: la prima in occasione di un concerto, quando il nuovo governo s'insediò. Ci fu un meraviglioso concerto diretto da Pierre Boulez con tre composizioni: I Tre Pezzi per orchestra di Alban Berg, la Sesta di Mahler e un mio lavoro. Si trattava della cosiddetta "Entartete Kunst" (Arte degenerata), e allora legai attorno al mio braccio una fascia nera che al momento dei ringraziamenti suscitò grande scandalo. La seconda volta, ero la più giovane artista fra gli oratori alla grande manifestazione di protesta contro la nuova coalizione che includeva l'FPÖ e venni bollata come traditrice.

KK Nonostante questo suo atteggiamento "scomodo", lei è stata insignita di numerosi premi, specialmente in Germania; è stata anche "composer-in -residence" a Lucerna. Anche la Svizzera è un paese alquanto conservatore, d'altra parte offre agli artisti molto spazio, molte opportunità e un considerevole sostegno finanziario

ON In Svizzera non si tratta di denaro pubblico, bensì di mecenatismo privato. Fa comunque parte del "sistema", ma credo sia anche un tentativo di lavarsi la coscienza dimenticando la provenienza del denaro che non è sempre trasparente. Comunque è vero che investono tantissimo, a Lucerna hanno costruito una sala meravigliosa per la musica ed è quasi paradossale andare in Svizzera per creare arte nuova. Anche questa è una contraddizione.

KK Vi si rifugiò anche Wagner, a suo tempo.

ON (risata¯) Mi sono trovata a Lucerna come "composer-in-residence" contemporaneamente a Pierre Boulez: un onore, certo, ma anche un onere, una grande responsabilit௠Avevo la possibilità di scegliere i programmi avendo a disposizione due mesi, è stata una grossa sfida e dovevo essere concentrata al massimo per potere allo stesso tempo rispettare i mei proponimenti e lasciare una traccia per il futuro. Anche la mia opera è stata eseguita al Teatro di Lucerna e tutto questo è stato molto prestigioso.

KK Quale è stata la personalità più importante nella sua carriera di musicista?

ON Nel mondo della musica il mio grande eroe rimane Edgard Varèse: ha sempre fatto ciò che veramente voleva, era un visionario che cercava di oltrepassare i limiti; l'altro è stato Luigi Nono.

KK Lei usa strumenti che vanno dal Rinascimento al live electronics, quanto alle voci, sembra preferire quelle "artificiali" come i controtenori. Forse per dimostrare che il canto è una costruzione artificiale?

ON (ride¯) Certo che lo è¯Usare solo gli strumenti dell'Ottocento sarebbe una limitazione allo sviluppo del linguaggio musicale e con gli strumenti elettronici cerco di creare un iper-linguaggio, un'atmosfera sfumata, indefinita, dove sembra mancarti il terreno sotto i piedi, sembri fluttuare sospeso, senza un vero e proprio inizio e una fine, come in un labirinto. Quanto alle voci, non sopporto il vibrato, non puoi fonderlo con gli strumenti, mentre io cerco un suono che possa penetrare negli interstizi, impastarsi con l'insieme. Il motto che vorrei applicare alla mia musica è "sovversiva, sexy, impudente e stilisticamente impregnata".

KK Come vive in questi giorni un'artista impegnata?

ON La cosa peggiore è il senso d'impotenza di fronte a ciò che accade, alla guerra scoppiata malgrado molte manifestazioni pacifiste. Il pensiero binario, che divide le cose in buone e cattive, è una pessimo modo di pensare. Ormai è tardi e non ci sono più parole. In un'epoca che considera l'arte e gli artisti come inutili orpelli, come una curiosità, l'artista deve fare ciò che sente, e allora parla di ciò che è ritenuto inutile. Vorrei concludere citando Einstein: "Non esiste una buona guerra e una cattiva pace". Penso che dovremmo cantare dappertutto, con Schönberg, "Pace in terra"!



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